IN QUALE MOMENTO COMPARE LA COSCIENZA NELL'ESSERE UMANO?

Il giorno 14 Aprile si è svolta la conferenza "Cervello: conscio Vs inconscio", tenuta dalla professoressa G. Manassero. 
In apertura è stato affrontato il tema della coscienza partendo dal pensiero di alcuni filosofi: Cartesio, ad esempio, pensava che essa si potesse studiare solo a livello introspettivo; altri studiosi nel corso della storia ne hanno dato varie definizioni, come ad esempio "conoscenza della realtà esterna", "consapevolezza della propria identità, azioni e attività interiori" e "atto psichico mediante il quale si percepisce il mondo".
La domanda principale che ci siamo posti durante il dibattito è stata in quale momento compaia la coscienza nell'essere umano. Sia l'approccio ontogenetico, che considera lo sviluppo della persona umana, sia quello filogenetico, che studia il livello dell'evoluzione umana, non sono riusciti a dare una risposta; tuttavia si può essere abbastanza sicuri che non si sviluppi prima dei 20 giorni di gravidanza del feto, perché in quel momento non si è ancora formato il sistema nervoso.
Un aspetto interessante della conferenza è stato capire se anche gli animali siano dotati di coscienza. Tutti i vertebrati, infatti, condividono le stesse fasi di sviluppo embrionale, perciò non si può escludere che siano coscienti. Ad esempio, se a una scimmia posta davanti a uno specchio viene fatto un segno sulla pelle, la scimmia sembra riconoscersi nella sua immagine riflessa, perché guardandosi cerca di togliersi il segno. Questo tipo di ricerca tuttavia è ostacolata dall'incapacità dei non umani di comunicare in modo chiaro i loro stati d'animo.
Si è poi passati a descrivere i vari metodi conosciuti finora per studiare il cervello. 
Si è notato che a persone che hanno subito delle lesioni può capitare di non riuscire a parlare di ciò che vedono con un emisfero, ma allo stesso tempo di riuscire a vederlo, cioè interviene una mancata coordinazione tra la corteccia verbale e quella visiva. Attraverso degli esperimenti neuroverbali si può verificare infatti come manchi la verbalizzazione ma come le aree cerebrali che dovrebbero essere coinvolte risultino accese (indirettamente viene coinvolto il subconscio).
Nel corso del Novecento si è arrivati all'ipotesi che lo stato di coscienza sia gestito dal rapporto talamo-corteccia. La coscienza quindi rimane forse il più grande mistero nella storia dell'uomo, perché non siamo ancora riusciti a capire se si sia modificata nel corso dell'evoluzione, se sia una prerogativa dell'essere umano o meno e se esista davvero e non sia semplicemente uno stato quantico della materia.
Lavinia Zanola
4^B
Liceo Bodoni - Saluzzo

peerManassero